Buongiornissimooo!!!
Miei cari e mie care blog-amanti, mi sa che mi sto abituando ai nuovi ritmi, certo la sera arrivo cotta, ma sto ingranando. Mi dispiace solo non riuscire ad aggiornare il blog tanto spesso quanto vorrei. Mi perdonate, vero? In fondo ogni giorno pubblico sempre qualcosina su SiciliaOnLine e chi mi segue su fb lo sa molto bene (vi riempio di link!!! U.U).
Che il tirocinio stia andando bene ormai non è più un mistero. Posso dirvi però che sono sempre più innamorata del metodo di studiare la storia attraverso la cucina.
Ahhh a proposito!!! Ho da consigliarvi un libro che ho letto per la tesi, l’autore è Massimo Montanari, docente di Storia dell’Alimentazione, e il titolo è “Il riposo della polpetta”. Il libro racconta aneddoti che girano intorno ad alimenti, riti conviviali, pratiche e usi dello stare in tavola… il modo in cui scrive Montanari è davvero scorrevole e accattivante, i paragrafi sono brevi, ma ricchi d’informazioni, che dire di più… adoro questo autore, ho altri tre suoi libri in programma :D Poi vi saprò dire anche su quelli.
La ricetta di oggi ha un legame con le mele caramellate che avevo postato un po’ di tempo fa. Anche in questo caso si tratta di qualcosa di dolce da preparare davvero in poco tempo, di grande effetto e abbastanza facile da fare, basta solo qualche accorgimento!
Inoltre è uno di quei dolci "divertenti" da mangiare in compagnia!
Perché divertente? Siete mai riusciti a mangiare qualcosa di molto duro senza fare buffe espressioni, senza spalancare e storcere la bocca come se foste un cagnolino alle prese col suo osso o senza arricciare il naso e strizzare gli occhi per lo sforzo? Io no!
Inoltre è uno di quei dolci "divertenti" da mangiare in compagnia!
Perché divertente? Siete mai riusciti a mangiare qualcosa di molto duro senza fare buffe espressioni, senza spalancare e storcere la bocca come se foste un cagnolino alle prese col suo osso o senza arricciare il naso e strizzare gli occhi per lo sforzo? Io no!
Sto parlando della CUBBAITA o GIUGGIULENA, anche stavolta è un articolo che ho pubblicato su SiciliaOnLine.
Non ricordo carretto, furgoncino, bancarella o tavolino di dolciumi che non la abbia in bella vista.
Molte famiglie siciliane la preparano durante ricorrenze ben precise: Festa dei morti, Natale, San Giuseppe, Pasqua o per le feste patronali. La mia no, la mia la prepara quando c’è voglia di un dolce facile, veloce e divertente. Perché divertente? Beh, siete mai riusciti a mangiare qualcosa di molto duro senza fare buffe espressioni, senza spalancare e storcere la bocca come se foste un cagnolino alle prese col suo osso o senza arricciare il naso e strizzare gli occhi per lo sforzo? Io no!
Ecco, la cubbaita o giuggiulena è un dolce godurioso, ma, come dice Camillerinel suo “Elogio della cubaita dell'Antico Torronificio Nisseno” , anche da meditazione, perché non va aggredito, va lasciato ammorbidire tra le labbra.
Si tratta di un dolce dai pochi, pochissimi ingrediente, la tradizione lo vuole composto da zucchero, miele, semi di sesamo e mandorle. Il nome di questo dolce varia a seconda della zona della Sicilia in cui ci si trova. Nella parte orientale viene chiamato giuggiulena, mentre in quella occidentale cubbaita. Entrambi i termini sono di origine araba, il primo deriva dalla parola giolgiolan o giulgiulan che significa sesamo, mentre il secondo da qubbaytovvero mandorlato.
In realtà non si tratta di una preparazione esclusivamente siciliana, infatti troviamo questo dolce anche in altre parti d’Italia, per esempio in Basilicata, Puglia, Toscana, Piemonte, Lombardia, ma anche fuori come a Malta. Cambia il nome e qualche ingrediente, ma la tecnica e la sostanza resta sempre la stessa. Anche i dizionari italianiriportano diverse trascrizioni: la parola araba identificata è a volte qubbayta, altre qubbiyat, altre ancora qubbiat e perfinoqubbajt , mentre le traduzioni sono cubaita, cubbaita, cubarla, copata, cupita e copeta (ogni variante ha la sua).
Una differenziazione che ho trovato è quella fatta dall’ Associazione dell’Accademia della Cucina Siciliana:
“(…)la Cubbaita (Qubbayt), ossia, un dolcissimo torrone di miele con semi di sesamo e mandorle; (…) la Cupita o meglio Copata: torrone molto duro confezionato in grossi pani, a base di nocciole, albume d'uovo, zucchero miele ed amido”.
Quel che importa è che ognuno è in grado di poterla fare a casa propria e gustarla in compagnia, da solo, all’aperto e al chiuso. Presentandola in eleganti vassoi, in barattoli di vetro o, come racconta sempre Camilleri, tenendola dentro al cassetto del comodino per mangiarla prima di andare a letto o nella tasca
Durante lo studio fatto per rintracciare le origini della cubbaita mi sono resa conto che ne esistono varie versioni anche nel resto d’Italia e non solo, perfino a Malta… voi lo conoscete sotto altre vesti? Qual è la vostra versione? L’avete già pubblicata(per le/i blogger)?
La Cubbaita o Giuggiulena
Ingredienti:
- 250 gr zucchero semolato
- 60 ml miele mille fiori
- 150 gr semi di sesamo
- 50 gr mandorle con la buccia
- Un limone o dell’olio di semi
In una padella antiaderente mettete lo zucchero ed il miele e lasciate sciogliere sino a quando non avrete più grumi e il composto risulterà liquido e dorato (attenti a non farlo bruciare, appena spariranno i grumi spegnete il fuoco).
Aggiungete i semi di sesamo, le mandorle e mescolate bene.
Versate il tutto su un piano, l’ideale sarebbe farlo su uno di marmo leggermente unto, ma se non ne siete in possesso fate come me, utilizzate un foglio di carta forno e posizionatelo possibilmente su una tavola di legno. Per stendere la cubbaita potete usare una spatola unta o posizionarvi sopra un altro foglio di carta forno e procedere col matterello, in alternativa tagliate a metà un limone, infilzatelo con una forchetta dalla parte della buccia e passatelo sulla superficie del composto, così facendo darete aroma e luciderete maggiormente la superficie. Per lo spessore calcolate tra i 5 mm e 1 cm massimo.
Una volta fredda potete tagliare i pezzi, la tradizione li vorrebbe romboidali. Durante questa fase fate attenzione, lacubbaita risulterà piuttosto durra, per esperienza personale vi posso dire che non servono grandi coltellacci, basta un coltello dalla lama sottile e ben affilata, non serve nemmeno che facciate un taglio completo, vi consiglio di tracciare un solco e poi rompere con le mani.
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Quasi dimenticavo, guardate un po' cos'è arrivato un paio di giorni fa a casa mia...
Si tratta di un pacco inviatomi dalla Colussi Group. Sono stata selezionata come "degustatrice".
Degusterò e vi farò sapere :p
Aspetto le vostre risposte sulla vostra versione della cubbaita.
Buona sgranocchiata a tutti ^_^
***Giala***